Il bambino e il karate
Metodo
Da cosa si riconosce un buon Karate ed in particolare adatto ai bambini? Senza dubbio dal metodo utilizzato per insegnarlo e praticarlo.
Un gruppo di associazioni sportive fiorentine che praticano il Karate Tradizionale, grazie alla lungimiranza del Maestro Marco Cialli che già negli anni ’80 aveva iniziato un percorso sperimentale in tal senso, si sono poste l’interrogativo di proporre un insegnamento del Karate pensato apposta per i bambini e che si distinguesse dall’allenamento degli adulti. Questo metodo nasce da una serie di “sperimentazioni” che nel corso degli anni sono state intraprese da alcuni istruttori e che sono state poi proposte presso ciascuna palestra una volta valutata la loro efficacia didattica.
Il Karate insegna che il “risultato” non è rappresentato unicamente dalle vittorie riportate alle gare ma, soprattutto, dal percorso che ogni ragazzo ha intrapreso nel momento in cui si è avvicinato a questa disciplina e che lo ha portato nel tempo a sviluppare quelle capacità di autocontrollo e organizzazione interna di cui darà dimostrazione nelle vittorie agonistiche.
Si può dire che il vero risultato positivo raggiunto da questo metodo sta nel rendere la pratica del Karate uno dei contesti di riferimento per lo sviluppo affettivo e cognitivo del ragazzo. Si tratta di un obiettivo a lungo termine che pone al centro la crescita individuale, lo strutturarsi della personalità.
L’idea guida del metodo adottato è quella di rendere il Karate un’occasione per i ragazzi di sviluppare la propria individualità, cercando di far emergere in loro organizzazioni interne, schemi che non siano ancorati al contesto sportivo ma che forniscano una modalità di gestione delle proprie risorse che può essere utilizzata, ad esempio, anche nel contesto scolastico.
Diversamente dalla programmazione scolastica, l’attività del Karate non ha vincoli relativi ai tempi di acquisizione e alla necessità di raggiungere delle performance standard. Gli istruttori utilizzano questo margine di libertà per lasciare ai ragazzi non solo il tempo di assimilare le tecniche ma, soprattutto, per consentirgli di riorganizzare, di “accomodare” le strutture interne che si formano nel confrontarsi con le varie sfide che incontrano nel praticare una disciplina completa come il Karate. Queste acquisizioni non riguardano solo la conoscenza del proprio corpo ma anche la capacità di utilizzare consapevolmente i mezzi a propria disposizione per raggiungere un obiettivo, per sciogliere e risolvere un “problema”.
La sostanziale caratteristica di questa modalità di insegnamento sta nell’impostare l’allenamento in modo tale che le difficoltà, gli ostacoli che il Karateka incontra nel suo percorso, rappresentino un quesito da risolvere; la scelta didattica che fa la differenza starà tra dare subito una risposta “preconfezionata” o invece fornire i mezzi perché il ragazzo possa raggiungerla autonomamente.
Se si arriva alla soluzione da soli, dopo numerose prove ed errori, non soltanto si ricorderà meglio ciò che si è raggiunto come frutto dei nostri sforzi ma avremo anche acquisito una maggiore conoscenza dei percorsi cognitivi intrapresi per raggiungere una meta. Per dirla più semplicemente, sarà come aver disegnato una mappa mentale che ci servirà ad orientarci per le soluzioni future.
Il percorso formativo è adatto a tutti anche a ragazzi con difficoltà e disturbi nel processo di apprendimento che in ambito scolastico si manifestano sotto varie forme tra cui difficoltà di organizzazione spaziale, difficoltà ortografiche e grafo-motorie, difficoltà nell’apprendimento logico-matematico, confusione nella lettura e nell’interpretazione di simboli numerici simili ed inoltre difficoltà ad orientarsi nel tempo e nell’esecuzione autonoma delle attività quotidiane e delle routine. L’applicazione di questo metodo didattico è adattabile anche ai bambini delle scuole materne introducendo, oltre alle attività proprie della disciplina, il gioco con le sue regole.
L’obiettivo di base rimane naturalmente insegnare una disciplina la cui pratica apporta a chiunque benefici senza alcuna controindicazione, l’attività è studiata per favorire nei praticanti e in modo particolare in quelli con difficoltà e disturbi di apprendimento, le capacità e l’integrazione contemporanea dei prerequisiti al processo di apprendimento. Nell’insegnamento viene usata una metodologia di tipo psicomotricista con istruzione e comando per l’esecuzione, con esercizi che toccano il dialogo tonico, lo schema motorio ed il controllo segmentario e favoriscono lo sviluppo delle doti di orientamento spazio temporali e di relazione.
Tutte le esercitazioni sono proposte in modo da evidenziare i poli attrattori della disciplina identificati dai concetti di Rispetto, Autocontrollo e Tolleranza.